Segre-Seymandi, il caso dell’estate fa ancora discutere: Diffamazione o ingiuria? | Parla l’esperto
Cosa è successo a Massimo Segre e Cristina Seymandi? I due sono i protagonisti di una spiacevole storia che è diventata il caso dell’estate. Ma si tratta di diffamazione o ingiuria? La parola all’esperto.
Massimo Segre e Cristina Seymandi si sarebbero dovuti sposare, eppure non è stato così. Purtroppo Massimo Segre ha scoperto che la fidanzata lo tradiva e quindi ha pensato bene di salire su un palco e diffondere la notizia davanti a ben 150 persone. Cristina quel giorno festeggiava anche il suo compleanno e non è stata di certo una bella sorpresa quell’annuncio alla platea.
Il suo discorso è diventato virale sul web e se da un lato è stato applaudito per aver fatto questa scelta, dall’altro lato il pubblico lo critica aspramente e lo accusano di violenza psicologica. Ma chi sono loro due? In realtà non sono personaggi famosi ma sono finiti nlla bufera del gossip per questa storia.
Massimo è un famoso commercialista, banchiere e finanziere, figlio del mondo finanziario del capoluogo piemontese. Cristina è invece stata una collaboratrice della sindaca di Torino (fino al 2021) Chiara Appendino e oltre al lato politico porta avanti anche il proprio lavoro come Ceo di Savio Spa, un’azienda di prodotti per serramenti in alluminio.
Segre e Seymandi condividono il lavoro nella Fondazione Ricerca Molinette Onlus: lui è il presidente, lei la consigliera generale.
Come si è evoluta la vicenda?
Si tratta di ingiuria o diffamazione? Secondo Rabellino Becce va fatta chiarezza: «La fattispecie di reato ipotizzabile, in linea teorica, è l’ingiuria (art. 594 del codice penale) e non la diffamazione». Ha continuato dicendo che “Commette il reato di ingiuria chi offende l’onore o il decoro di una persona presente, ed è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a €516,46. Commette invece il reato di diffamazione chi offende l’altrui reputazione in assenza della persona offesa”.
L’esperto ha affermato inoltre che “Se si procedesse con l’ingiuria, però, non sarebbe un reato, in quanto depenalizzato nel 2016, ma di un illecito amministrativo, che può fondare una richiesta di risarcimento, ove venga provato un danno patrimoniale o non patrimoniale. Per esempio potrebbe trattarsi di un danno all’immagine con ripercussioni sociali e lavorative, o un danno alla salute, anche psicologica, della “vittima””.
L’ingiuria quindi rimane una condotta sanzionabile dal punto di vista civile, quindi può portare a una sanzione pecuniaria.