Lo scorso aprile, a poche settimane dalla Pasqua 2022, alcuni casi sospetti di salmonella hanno fatto scattare l’allarme nella multinazionale Ferrero e, in particolar modo nella sede di Arlon, in Belgio. Dopo aver richiamato in via precauzionale alcuni prodotti a marchio Kinder – in questo caso i Schoko-Bons – è stata disposta la chiusura dello stabilimento belga.
Considerati la causa di alcuni focolai di salmonella – si sono contati 134 casi accertati in 9 paesi – i lotti di Kinder Schoko-Bons sono stati richiamati in sede ed analizzati dagli esperti. E, in via del tutto precauzionale, Ferrero ha deciso di ritirare dal mercato tutti i prodotti realizzati presso la sede di Aarlon, poi chiusa dalle autorità per accertamenti. Ad aggravare la posizione dell’azienda, però, la conoscenza, da parte dei responsabili di Ferrero della presenza del batterio in alcuni serbatoi di materie prime già da metà dicembre.
Dopo la diffusione della notizia riguardante il ritiro dai supermercati – anche italiani – dei Kinder Schoko-Bons, per la Ferrero è arrivata un’ulteriore mazzata.
La multinazionale ha richiamato altri due prodotti: Kinder Happy Moments Minimix (confezione da 162 grammi) e Peluche Coniglio Maxi Mix contenente Kinder Schoko Bons (confezione da 133 grammi), prodotti dallo stabilimento belga di cui sopra, per “rischio microbiologico e possibile presenza di salmonella“.
“L’azienda invita chiunque abbia acquistato e non ancora consumato il prodotto Kinder Schoko-Bons, nelle date di consumo preferenziale suddette, a non consumarlo, a conservarlo e quindi a contattare il servizio clienti al numero verde 800 90 96 90 – si legge in una nota diramata da Ferrero – . Questa decisione volontaria e precauzionale è in linea con i valori che da sempre guidano il Gruppo Ferrero, quali la massima priorità alla tutela del consumatore, alla qualità e alla sicurezza alimentare dei propri prodotti”.
A fare chiarezza sulla posizione delle sedi italiane Ferrero, ci hanno pensato direttamente gli addetti stampa della multinazionale.
Come sottolineato, le sede di Alba, Pozzuolo Martesana, Balvano e Sant’Angelo dei Lombardi, non sono in alcun caso coinvolte nella vicenda che, invece, ha riguardato lo stabilimento Belga e quelli di altri paesi europei come la Gran Bretagna.
Ad oggi, dunque, i prodotti dolciari realizzati nel nostro Paese possono essere venduti e tranquillamente acquistati presso i supermercati italiani.